bergamo brescia 2023

Una nuova luce per la cultura in Italia

Bergamo e Brescia insieme: nel 2023 raddoppia l’appuntamento con la Capitale Italiana della Cultura. Molti gli enti e le aziende coinvolte, come ABB per il progetto “La città che inventa”. Nelle parole di Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo, i temi salienti di questo anno ricco di iniziative.

Giorgio Gori
Sindaco di Bergamo

Istituita a partire dal 2015, l’iniziativa “Capitale Italiana della Cultura” nasce per contribuire allo sviluppo delle città tramite la valorizzazione del patrimonio culturale e la promozione della cultura. Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena nel 2015, Mantova nel 2016, Pistoia nel 2017, Palermo nel 2018, Parma nel 2020 e nel 2021, Procida nel 2022 sono le città protagoniste delle passate edizioni.
Il 2023 vede in azione ancora una volta il gioco di squadra: Bergamo e Brescia sono infatti impegnate insieme nell’offrire un percorso di crescita a 360 gradi. La cultura resta la leva principale per fare fulcro sul territorio attraverso una serie di proposte volte alla valorizzazione di persone, luoghi, istituzioni, beni culturali e paesaggistici, realtà pubbliche e private.In tutto ciò ABB gioca un ruolo di spicco: presente sul territorio bergamasco sin dal 1934, ha contribuito allo sviluppo del settore elettromeccanico italiano e, più di recente, a quello meccatronico.
Con le proprie sedi di Bergamo e Dalmine: considerate un vero e proprio fiore all’occhiello per l’intero gruppo, non solo in termini di ricerca e sviluppo, attività manifatturiere e attenzione alla sostenibilità, ma anche – come dimostra il supporto all’iniziativa Capitale Italiana della Cultura –  per il sostegno alla vita pubblica cittadina attraverso la cultura del fare, del lavoro e della partecipazione.In qualità di Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori ha evidenziato i principali punti che caratterizzano il ricco 2023 della città che guida, soffermandosi su alcuni degli aspetti chiave.

La nomina di Bergamo e Brescia a Capitale Italiana della Cultura 2023 è arrivata in un momento particolare, a luglio 2020, nel pieno della pandemia: come è nata l’iniziativa e quali obiettivi vi siete dati allora?
Nei primi mesi della pandemia ho scoperto che la cultura poteva avere uno straordinario valore di cura. E allora abbiamo pensato di proporre la candidatura di Bergamo a Capitale, senza sapere che anche Brescia avesse fatto lo stesso ragionamento. Finché Emilio Delbono mi ha telefonato e mi ha chiesto se non avesse senso pensare a una candidatura comune, di intraprendere insieme la via per la ripresa e la rinascita delle nostre Comunità. Essere Capitale della Cultura Italiana non è per noi un punto di partenza, né un punto di arrivo: è una importante tappa in un percorso di crescita, lungo il quale la cultura è un driver importantissimo.L’obiettivo che ci siamo dati da subito è stato quello di rafforzare la nostra Comunità e i legami sociali più che aumentare le presenze turistiche (che comunque pensiamo di incrementare del 20% durante l’arco del 2023).
La pandemia ha anche stimolato il senso di solidarietà: molte persone si sono dedicate all’aiuto del prossimo, mettendosi a disposizione degli altri nel momento di maggiore bisogno. Ed è con questo spirito che abbiamo guardato alla Capitale. Abbiamo poi pensato a questo progetto come a un punto di partenza di una cura di rafforzamento delle basi dei due territori che sono già competitivi, ma insieme lo possono essere molto di più.

In che modo le aziende del territorio sono state coinvolte e come stanno contribuendo al successo di questo progetto, che fonda le radici nella volontà di «Crescere Insieme»?
Il tema del coinvolgimento privato e del mondo economico intorno al nostro progetto di Capitale parte da lontano, nella nostra città. Gli imprenditori e le imprese a Bergamo da molto tempo concorrono al funzionamento e al progresso culturale della città e all’attività di ognuna tra le principali istituzioni culturali della città contribuiscono in modo significativo capitali privati e provenienti dalle principali imprese della città. Penso alle Fondazioni che gestiscono l’Accademia Carrara e il Teatro Donizetti, nelle quali siedono diversi esponenti del panorama imprenditoriale non solo cittadino, ma lombardo; penso alla GAMeC, al Museo delle Storie e a molto altro ancora.Il nostro valore è riconosciuto in molteplici ambiti: forse i più evidenti sono quello turistico ed enogastronomico, ma sarebbe riduttivo fermarsi a questi e dimenticare la vocazione imprenditoriale e manifatturiera. Per questo il progetto Capitale sarà fondamentale per far convergere tutte le energie sprigionate dal nostro territorio, apprezzato in Italia così come in Europa.Per riuscirci abbiamo dato vita a un Comitato, a capo del quale è tutt’ora al lavoro Enrico Pazzali. E proprio la doppia anima bergamasca e bresciana è alla base del programma “Crescere insieme”, alle sinergie tra tutti gli attori coinvolti. In primo luogo Confindustria, che ha voluto offrire alla città l’installazione di luce di piazza della Libertà, ma anche ANCE, che organizza una mostra sui cambiamenti urbani in atto e tratteggia la visione della Bergamo di domani, ABB, all’aeroporto, al main partner Banca Intesa e a tanti altri. Si tratta di un grande patrimonio di questo territorio, un modello che – ne sono certo – proseguirà ben oltre il 2023.


Gli imprenditori e le imprese a Bergamo da molto tempo concorrono al funzionamento e al progresso culturale della città

Il tema del cambiamento climatico – e quindi della transizione energetica per una maggiore efficienza nell’uso delle risorse – è di grande attualità. Quali attività ha messo in atto il Comune di Bergamo in occasione della nomina a Capitale Italiana della Cultura 2023?
Il tema del cambiamento climatico ha fortemente inciso sull’agenda della nostra Amministrazione ben prima della candidatura a Capitale Italiana della Cultura: Bergamo è una delle 100 città chiamate a guidare la transizione ecologica del nostro continente e le nostre linee di mandato rispecchiano la responsabilità che questo riconoscimento implica. Abbiamo innanzitutto avviato un piano per contrastare il cambiamento climatico, finanziato da fondazione Cariplo, che prevede azioni di depavimentazione, interventi per prevenire il dissesto idrogeologico e altro ancora.Lavoriamo per favorire la nascita di nuove Comunità Energetiche, il nostro nuovo Piano di Governo del Territorio taglierà di un milione di metri cubi le previsioni volumetriche sulla città, entro pochi anni tutti i mezzi pubblici in città saranno elettrici, nel 2026 nuove infrastrutture di mobilità sostenibile collegheranno il capoluogo all’aeroporto di Orio, alla Val Brembana, a Dalmine. Bergamo ha saputo tagliare del 23% le emissioni di CO2 nell’ultimo decennio, e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ci permetterà di accelerare ulteriormente questo processo di cambiamento. I 400 milioni di euro ottenuti finora dal PNRR hanno contribuito in modo sostanziale a questa trasformazione, ma la strada è ancora lunga e sono molte le attività che possono e devono essere messe a terra per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030.

“La città che inventa”, percorso nel quale ABB è partner di progetto, punta al potenziamento del sistema educativo coinvolgendo imprese, università e centri di ricerca per collegare tra loro cultura scientifica, tecnologica e umanistica. Quali sono le maggiori opportunità che vede in un progetto di questo tipo?
“La città che inventa” è l’insieme delle progettualità che vede protagoniste le imprese e le loro Associazioni di rappresentanza, le Camere di Commercio, le Università, le istituzioni di formazione tecnica, che insieme alle istituzioni artistiche e culturali qualificano il territorio come capace di valorizzare i talenti e le migliori pratiche di innovazione per costruire il proprio futuro. In questa area tematica trovano concreta realizzazione le idee e le iniziative che il mondo dell’impresa di Bergamo e Brescia ha deciso di realizzare in prima persona, creando collaborazioni tra i due territori e costruendo un’offerta che ricorda anche quanto la cultura del lavoro sia forte nelle due province e quanto essa si collochi a pieno titolo nel processo di costruzione dell’identità di questo territorio. Le maggiori opportunità stanno proprio nella capacità di dialogo che il mondo produttivo sarà in grado di sviluppare, ovvero quanto sarà colta la sfida di costruire una visione comune tra Bergamo e Brescia e le proprie associazioni di categoria, i propri Atenei ecc.In definitiva questo ha molto a che fare con quella che speriamo possa essere l’eredità della nostra Capitale. La capacità di sviluppare il territorio nel complesso, oltre il centro, investendo sulla cultura collaborando coi privati. E poi l’alleanza con Brescia, città con cui siamo naturalmente gemelli ma con cui ci siamo spesso ignorati. L’opportunità è quella di costituire un polo regionale nuovo, anche per bilanciare lo strapotere di Milano. Per dar vita a un dialogo con la metropoli ci si deve far riconoscere come una stella simile: Brescia e Bergamo insieme fanno una certa luce.

A cura di Alessia Varalda >>

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