ABB E MOTUS-E

MOTUS-E: “Per la transizione all’elettrico serve fare sistema”

Dino Marcozzi
Segretario Generale
MOTUS-E

Il mondo della mobilità si orienta sempre più verso l’elettrico, ma se in alcuni Paesi questo passaggio sta avvenendo più in fretta, in altri la “rivoluzione elettrica” sta facendo un po’ più fatica a prendere forma. Per far sì che l’e-mobility abbia anche in Italia lo sviluppo che merita, nel maggio 2018 è stata creata MOTUS-E, la prima associazione italiana per favorire la transizione verso un concetto più sostenibile di mobilità. Conosciamo meglio questa realtà con il suo Segretario Generale, Dino Marcozzi.

MOTUS-E nasce con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo della mobilità sostenibile in Italia. Ad un anno dalla nascita, quali sono le vostre prime valutazioni e quali le vostre principali sfide?
Abbiamo compreso che era necessario creare una piattaforma che si ponesse l’obiettivo di accelerare, per essere di riferimento, anche verso le istituzioni e verso tanti interlocutori che quando parlano di “gestire la transizione” mantengono in effetti un atteggiamento da “follower” dell’innovazione, più che da driver. La mobilità elettrica è un ecosistema complesso, tra attori diversi di una filiera articolata che va dalle case automotive ai gestori delle infrastrutture di ricarica e delle tecnologie. Oggi, quindi, MOTUS-E rappresenta una piattaforma di dialogo comune tra industrie per certi versi molto distanti tra loro, ma tutte accomunate dalla voglia di affermare nel nostro Paese la mobilità elettrica, come accade in altre realtà europee.


Una piattaforma di dialogo tra industrie accomunate dalla voglia di affermare la mobilità elettrica in Italia.

Perché l’Italia, rispetto ad altri Paesi europei, è ancora indietro nel settore della mobilità elettrica, sia a livello di veicoli venduti che di infrastrutture per la ricarica? Quali sono le azioni da svolgere per far sì che stia al passo con le altre nazioni europee?
Le motivazioni “endogene” al consumatore sono molte, in gran parte legate ad una cultura della mobilità molto conservativa, ad esempio per quanto riguarda il possesso del mezzo, la scarsa propensione a pianificare e verificare i costi a vita intera e alla flessibilità di uso dei mezzi: siamo il Paese europeo con la più alta penetrazione di auto, tuttavia utilizzate solo per il 5% del loro tempo utile. Tra i fattori “esogeni”, abbiamo riscontrato i ben noti problemi burocratici, ad esempio nell’installazione delle infrastrutture, la grande diversificazione delle regole nella pubblica amministrazione, la macchinosità degli interventi di supporto, seppure stanziati: si pensi ad esempio ai vari piani nazionali per la ricarica dei veicoli alimentati a energia elettrica succedutisi negli anni. Come associazione, stiamo lavorando su tutti questi fronti, per cercare di superare gli ostacoli che frenano la crescita del vettore elettrico.

Il team MOTUS-E al completo durante il “MOTUS-E Event” organizzato a Roma per fare il punto sull’e-mobility in Italia

Recentemente ha affermato che “occorre vedere la mobilità elettrica come elemento positivo ed attivo di rinascita industriale e non come accettazione passiva del cambiamento da parte di altri”. Vuole spiegarci meglio?
Certamente, la transizione della mobilità non va vista come una mera sostituzione di mezzi inquinanti con mezzi elettrici. In realtà la transizione significherà la creazione di un vero e proprio eco-sistema della mobilità, sempre più impostata come servizio e con grandi opportunità di creazione di attività, alcune delle quali forse neanche oggi ipotizzabili. Consideriamo ad esempio l’avvento del 5G e di quante possibilità di connessione, condivisione, automazione che le nuove capacità di elaborazione apporteranno.

All’interno della vostra Associazione sono riunite alcune delle realtà leader del settore industriale e accademico italiano. Qual è il rapporto di MOTUS-E con questi stakeholder?
Quando l’associazione è nata, a maggio del 2018, abbiamo subito avviato dei tavoli di lavoro: dalla semplificazione delle procedure relative all’installazione delle infrastrutture di ricarica alle tariffe, dalla formazione accademica e tecnica alla comunicazione, fino ad arrivare ai tavoli ambientali e alle flotte. Oggi i tavoli di lavoro avviati a livello associativo sono tredici e in ognuno di questi c’è il coinvolgimento, quanto più eterogeneo possibile, di tutti i soci. Non siamo un’associazione di mera rappresentanza ma un organo pienamente operativo che ha bisogno della collaborazione sinergica di tutti gli associati per la buona riuscita delle nostre iniziative.

Le locandine del MOTUS-E Event, che ha rappresentato l’occasione per raccontare lo stato dell’arte dell’e-mobility nel nostro Paese.

L’evento di MOTUS-E di aprile a Roma è stato un momento importante per ribadire come il dialogo tra i vari attori della filiera sia il vero motore della mobilità elettrica. Quali sono i prossimi passi dell’Associazione? Avete in cantiere ulteriori eventi o progetti da qui ai prossimi mesi?
Dopo l’evento annuale ci siamo concentrati sulla filiera industriale. Abbiamo realizzato uno studio con The European House – Ambrosetti per mappare le imprese che attualmente operano in Italia nella filiera della mobilità elettrica, andando ad individuare imprese “leader” e aziende che hanno un elevato potenziale di riconversione. Lo scopo è netto e preciso: consegnare ai decisori pubblici e agli enti rappresentativi un quadro di come il settore e-mobility possa creare valore per il sistema Paese. Vi do solo un numero che può rendere bene l’idea di quello di cui stiamo discutendo: al 2030, secondo lo studio condotto con Ambrosetti e in linea con alcuni scenari medi di penetrazione dei veicoli elettrici, la filiera allargata della mobilità elettrica potrà contare su oltre 10 mila imprese per un fatturato complessivo di quasi 100 miliardi di euro. Un “tesoretto” che deve essere coltivato con il supporto e l’impegno di tutti.


Nel 2030, la filiera della mobilità elettrica potrà contare su oltre 10 mila imprese, per un fatturato di quasi 100 miliardi di euro.


Dino Marcozzi, Segretario Generale di MOTUS-E. Ingegnere e Senior Advisor per Società di consulenza, è stato Capo Centrale, responsabile di ingegneria di esercizio, energia distribuita e Chief Procurement Officer di Enel Green Power.


MOTUS-E è la prima associazione italiana che riunisce i diversi e principali stakeholder della mobilità elettrica nel Belpaese: operatori industriali, filiera dei trasporti, mondo accademico, consumatori e movimenti di opinione. Obiettivo di questa Associazione è favorire la transizione verso un concetto più sostenibile di mobilità, in un contesto in cui le tecnologie e la trasformazione digitale giocano un ruolo fondamentale.


MOTUS-E si propone di analizzare gli ostacoli tecnologici, economici e normativi che rallentano la crescita del mercato della mobilità elettrica. Rappresenta dunque un presidio qualificato fra un’ampia platea di soggetti: dagli operatori di trasporto ai loro utenti, dal mondo accademico a quello della filiera industriale nazionale. La forte collaborazione reciproca consente di muoversi in modo autorevole nei confronti delle istituzioni, per agevolare l’abbattimento delle barriere e consolidare un quadro legislativo e di unificazione non più discriminante.


ABB è leader nella mobilità sostenibile con iniziative pioneristiche come Solar Impulse o ABB FIA Formula E Championship e con un portafoglio di soluzioni che copre molti ambiti applicativi: le infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, con oltre 11.000 colonnine di ricarica nel mondo (a questo risultato contribuisce la fabbrica in Valdarno, in Italia, dove vengono realizzate le colonnine di ricarica super rapida), le soluzioni per il trasporto pubblico e quelle per i trasporti marittimo e lacustre. Decliniamo la nostra leadership con collaborazioni come quella con MOTUS-E per costruire un mondo migliore, affrontando e risolvendo problemi determinati dal cambiamento e spronando gli stakeholder a perseguire le opportunità. In MOTUS-E abbiamo portato la competenza e la passione delle nostre persone perché siamo convinti la mobilità sostenibile sia un’opportunità per l’Italia, in grado di modellare una filiera che creerà valore e occupazione.

Note sull’autore:
Andrea Bertaglio
Giornalista specializzato in ambiente e sostenibilità, scrive per La Stampa, oltre che per altri giornali, riviste e siti Web. Nel 2007 ha lavorato presso il Centre on Sustainable Consumption and Production, nato dalla collaborazione tra UNEP e Wuppertal Institut, in Germania. Da qualche anno ha focalizzato il suo lavoro su innovazione energetica, mobilità elettrica, green economy e smart city.

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